Noi tutti abbiamo ascoltato o pronunciato una volta o l’altra l’espressione : « IN CRISTO ». Sono sicuro che sapete cosa significa questa verità, ma credo che non sia inutile ricordarci il valore di queste parole fondamentali per la nostra realtà di cristiani.
Quando il rappresentante di una società si presenta a casa vostra, vi fate un’idea della società, osservando la presentazione, il modo di esprimersi, di agire del rappresentante. Dall’attitudine di un ambasciatore, è l’intero paese che rappresenta, a subirne le conseguenze, sia positive che negative. E una regola che esiste da sempre. Quando Adamo e Eva hanno peccato, noi non eravamo ancora nati, ma essi erano i nostri rappresentanti. « In essi » noi abbiamo peccato (Rom. 5).
L’Evangelo della grazia in Gesù non è un invito ad agire meglio per meritare qualcosa, ma l’accettazione di ciò che Gesù, nostro rappresentante, ha già compiuto (Giov. 17 :4). Ed Egli ha tutto compiuto alla perfezione. Cosa pensereste di una persona che vorrebbe aggiungere dell’acqua a un bicchiere già pieno ? Sarebbe la stessa cosa se pretendessimo di aggiungere qualcosa all’Opera di Cristo. Essa è completa e saremmo ben vanitosi se pretendessimo aggiungervi qualcosa. Pensandoci bene, sarebbe offendere Cristo.
Quando, pentiti della nostra natura peccatrice, veniamo alla croce per accettare l’opera di Cristo, è « IN CRISTO » che ci poniamo per ricevere il perdono. Cristo ha preso il nostro posto. Egli è il nostro rappresentante. In Lui siamo morti (Rom. 6 :3). Quando il nostro nemico vuole avanzare delle pretese su uno di noi, Cristo gli risponde che siamo morti poich’Egli è morto e che siamo nascosti in Lui.
Quando spediamo una lettera, mettiamo un francobollo sulla busta e non sul foglio ove scriviamo. Tuttavia questo foglio viaggia, poiché si trova « NELLA BUSTA ». Nessun postino, troppo zelante, potrebbe richiedere a ragione un francobollo supplementare per il foglio di carta che si trova nella busta.
Questa realtà dei benefici di essere in Cristo, non si applica soltanto alla nostra conversione, ma ad ogni soggetto della vita cristiana. Abbiamo bisogno ad ogni istante della grazia di Dio, apparsa nella persona di Gesù Cristo, Alla croce questa grazia che emane dal cuore di Dio che è amore, ha risposto alla nostra miseria, alla nostra incapacità, procurandoci la salvezza, il perdono, la pace, la speranza e la vita eterna. Ad ogni istante essa è necessaria per sottomettere la nostra resistenza, proteggerci dalle tentazioni, rianimare il nostro amore. La lista sarebbe troppo lunga. Basta dire che tutto è grazia e senza la grazia noi saremmo tutti perduti. È per questo che la Parola ci ricorda che la grazia di Dio ci basta (2 Co. 12 :9). E tutto quanto di cui abbiamo bisogno. Vivere la grazia equivale a realizzare che noi non possiamo niente con le nostre forze e che tutto quanto siamo, tutto quello che possiamo affermare, ogni prodigio che potremmo compiere, viene dal fatto che siamo in Cristo.
Ricordate la lotta tra Davide e Goliath ? (1 Sam. 17). Ricordate come Goliath insultava gli Israeliti ? I Filistei avevano scelto questo gigante come loro rappresentante. Nascosti dietro di lui i Filistei lanciavano minaccie contro Israele e il suo Dio. Certamente fra il popolo d’Israele c’erano dei soldati capaci di rispondere alle ingiurie dei Filistei, ma non era contro di essi che dovevano lottare, ma contro il loro rappresentante : Goliath. Povero popolo d’Israele ! Cosa poteva fare ? ! Il gigante Goliath era enorme. Portava delle armi enormi. Nessun membro dell’esercito d’Israele poteva rappresentare il suo popolo in una lotta contro il gigante. Sono tuttavia convinto che nella vita di tutti i giorni, c’erano fra di loro delle persone che profittavano della loro forza, della loro posizione, della loro autorità per imporre la loro volontà ai loro fratelli. Non è difficile combattere contro chi è più debole di noi. Ma che faccia lunga hanno adesso questi soldati. Tutta la loro arroganza è andata a finire nell’immondizia. Anche Saul che la Scrittura ci presenta come una persona alta e forte, è paralizzato dalla paura. Tutti sono paralizzati. Non c’è per essi nessuna speranza. Sono condannati alla schiavitù. È l’impotenza generale !
Quando un gigante si presenta sul vostro sentiero, chiedete a Dio di rivelarvene le cause. Non è sempre uguale. A volte è a causa del peccato e certamente il popolo d’Israele ci viene presentato un popolo dal collo duro, durante tutta la sua storia. Altre volte, attraverso il gigante vuole solo farci avanzare nel Suo piano d’amore per noi. Un uomo si alza. Il suo nome è Davide. Non si tratta di un soldato, ma di un semplice pastorello, che più pratica con la musica che con le armi. Davide era l’unto di Dio e destinato a regnare su Isarele. Per Davide, affrontare il gigante equivaleva a farsi conoscere e a farsi amare dal popolo. Era per l’attuazione del piano di Dio nella sua vita.
Questo Davide che la Scrittura ci presenta spesso come una figura di Cristo, ha deciso di affrontare Goliath. Che battaglia ! Non si trattava di una lotta fra Davide e Goliath. Davide e Goliath sono i rappresentanti del loro popolo rispettivo. Se Goliath vince, sono i Filistei che hanno vinto. Se Davide vince sono gli Israeliti che hanno vinto (1 Sam. 17). I Filistei erano in Goliath e gli Israeliti in Davide. Assistere a tale battaglia era molto di più che assistere a una partita di pallone. Ogni Israelita si vedeva in Davide. Ogni Israelita partecipava, anche se da lontano, ad ogni gesto del suo rappresentante. Ogni pauroso aveva rispreso speranza, ogni incapace si sentiva forte, ogni paralizzato faceva volteggiare nel suo spirito la fionda con Davide. Non erano più forti di prima, ma adesso avevano un rappresentante. La sua vittoria sarebbe diventata la loro vittoria, la sua forza la loro forza, la sua capacità la loro capacità, anche se restavano deboli e incapaci. Credo che quando Davide tagliò la testa di Goliath, ogni Israelita era in piedi trionfante e compiva con tutte le sue energie il gesto di tagliare la testa del nemico.
Anche se Israele non è la chiesa e la chiesa non è Israele, troppo spesso nella Scrittura la storia d’Israele e un’immaggine della storia della chiesa. Quante volte ci sentiamo deboli, cari fratelli e sorelle. Quante volte ci sentiamo incapaci, indegni. Ebbene io dico, lodato sia il Signore per questi momenti. Lì si trova la benedizione ! Paolo diceva : « Quando io son debole, allora sono forte » (2 Co. 12 :10). La capacità non è in noi e neppure la forza. Non saremo mai degni ! È in Cristo che troviamo capacità, dignità e forza. In Lui troviamo la vita. Egli è il nostro rappresentante !
Abbiamo bisogno di riconoscere la nostra incapacità in favore della gloria di dio. Più Gli apriremo la porta, più Egli può agire attraverso di noi. La mia forza, la mia intelligenza, la mia capacità, la mia potenza sono un impedimento per Dio d’agire. Il Signore permette che dei giganti si piazzino sul nostro cammino affinché sentiamo il bisogno di rifugiarci in Lui e di chiederGli d’agire in nostro favore. Credere che le nostre opere possano essere necessarie al sangue di Gesù, è un vero legalismo. È la religiosità dei Farisei del tempo di Gesù. Gesù non ha mai condannato le prostitute, gli adulteri, i ladri,ecc., ma ha detto loro : « Va e non peccare più ! » (Giov. 8 :11). Tuttavia ha avuto sempre delle parole molto dure contro i Farisei. Non siamo stati liberati da una religione per cadere in un’altra.
Quanti cristiani vogliono imitare Gesù. Che grande errore ! Una tale decisione porta tutte queste persone sincere, diritto alla delusione, alla stanchezza spirituale e forse all’abbandono della fede. Nell’uomo non c’è niente di buono. L’Evangelo non è una chiamata a imitare Gesù. L’Evangelo c’insegna a vivere in Cristo e di Cristo. Ciò che l’uomo non può compiere, lo riceviamo per grazia da Dio. Coloro che beneficiano di questa grazia e che la lasciano agire in essi, riconducono tutto a Dio. Non ci resta che credere e riposarci in Cristo. Tale è il nostro sabato, il nostro riposo.
Ricordate Gionathan quando si trovò ad affrontare i Moabiti, gli Ammoniti e i Maoniti insieme ? (2 Cro. 20 :1). I nemici erano così numerosi che gli Israeliti capirono subito che non avevano nessuna speranza di vincere. Si rivolsero verso Dio che disse loro : « Non sarete voi a combattere in questa battaglia ; prendete posizione, state fermi e vedrete la liberazione dell’Eterno, che è con voi. » (2 Cro. 20 :17). L’Eterno combatte per noi, fratelli e sorelle. Ripetiamo con Isaia che solo nell’Eterno risiede la forza (Is. 45 :24). Proclamiamo con Geremia : « Eterno, mia forza e mio sostegno » (Ger. 16 :19). E proprio vero : L’Eterno è la forza del Suo popolo (Salmo 28 :8). Diciamo con il Salmista : « Ti amo, o Eterno, mia forza » (Salmo 18 :1). Alleluia ! Esaltiamo con Paolo facendo nostre le sue parole : « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi ? » (Rom. 8 :31).
Non guardiamo alla nostra debolezza o alle difficoltà che ci invadono. Guardiamo a Gesù. Andiamo a Lui ogni giorno per ricevere da Lui la Sua grazia di cui abbiamo tanto bisogno. Ricordate le città di rifugio nel Vecchio Testamento (Num. 35 :6) ? Tutti gli assassini vi trovavano rifugio contro il vendicatore di sangue per esservi giudicati. Satana vorrebbe ucciderci, ma se troviamo rifugio in Gesù e che siamo giudicato in Lui, non c’è più nessuna condanna per coloro che sono in Cristo (Rom. 8 :1).
La grazia di Dio è stata sufficiente in ogni prova che ha provato i santi prima di noi. È stata sufficiente per Paolo e lo è anche per ciascuno di noi. Non importa il gigante che devi affrontare oggi, fa di Cristo il tuo rappresentante e profitta della Sua vittoria. Giammai Dio ha deluso chi si confida in Lui. Non ti senti degno ? Alleluia per la tua miseria ! È il buon inizio. Soltanto la persona che si sente debole può profittare della vittoria di Cristo. Se ti senti forte, non sei certamente cosciente di aver bisogno di Lui e continui a fare sciocchezze con la TUA FORZA. Quando l’uomo finisce, Dio inizia. Come per la risurrezione di Lazzaro, quando tutto sembra finito per noi, è appunto allora che Dio può intervenire.
In ogni circostanza della tua vita, quand’anche fosse la più dolorosa e la più ignominiosa, cerca il tuo rifugio in Cristo, non in un essere umano, nè in un’istituzione. Non dimenticare che Dio soltanto è la forza del suo popolo. Colui che ci ha chiamati è fedele (1 Tess. 5 :24), malgrado le nostre infedeltà (2 Tim. 2 :13). Il Salmista che aveva sperimentato questa realtà, poteva dire : « Poiché tu sei stato il mio aiuto, io canto di gioia all’ombra delle tue ali » (Salmo 63 :7). Che sia una realtà per ciascuno di noi, nei tempi difficili in cui viviamo.
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